Sentenza n. 701/2024 del 26.03.2024 – RG n. 7437/2022
Torniamo a parlare dell’“Inchiesta SDL Centrostudi” e, come nostra abitudine, proponiamo un nuovo approfondimento con un taglio istituzionale e chiaro, condito da quell’ironia che ormai caratterizza questo blog.
La vicenda la seguiamo dal lontano 2015 e, chiunque conosca bene questo blog di approfondimento, sa quanto intricato sia diventato questo groviglio di circostanze e contenziosi. Tra queste complicazioni, c’è la spinosa questione secondo cui le assicurazioni non avrebbero risarcito – se non citate in giudizio – i tanti malcapitati che avevano aderito al Contratto GOLD, dove era stato promesso un risarcimento sicuro in caso di sconfitta contro la banca.
Il numero dei contratti coinvolti è così elevato che anche le compagnie assicurative hanno escogitato strategie per dilazionare nel tempo i contenziosi. Ed è qui che entra in gioco la nuova condanna di ITAS Mutua, sancita dal Tribunale di Padova (Sentenza n. 701/2024, pubblicata il 26 marzo 2024, RG n. 7437/2022), emessa dal Giudice Dott. Roberto Beghini.
L’“Inchiesta SDL Centrostudi” è una situazione con tante sfaccettature che, a una prima occhiata, potrebbe apparire complessa; ma non preoccuparti: l’obiettivo è offrirti una panoramica il più possibile semplice e completa.
Prenditi un attimo, mettiti comodo e scopriamo come e perché la storica compagnia assicurativa ITAS Mutua si sia vista condannare a risarcire oltre 27.000 euro a Fabio, un assicurato che aveva maturato spese legali in una causa precedente contro la banca, nell’ambito della polizza collettiva Contratto GOLD – SDL Centrostudi.
L’antefatto: Contratto GOLD / Assicurazione collettiva ITAS Mutua, una lunga storia di contenziosi
Partiamo dall’inizio.
Il giudizio di cui parliamo prende spunto da un’altra Sentenza la n. 1377 del 29 luglio 2019, relativa all’ormai nota controversia su usura e anatocismo nei contratti di mutuo.
In quell’occasione, la SDL Centrostudi aveva venduto a Fabio una “perizia certificata” per sostenere la tesi delle irregolarità bancarie.
L’attore, Fabio, convinto di aver subito addebiti illegittimi riguardanti interessi e oneri nel mutuo del 2002, aveva deciso di agire in giudizio contro la propria banca. Tuttavia, il Tribunale di Padova rigettò tutte le sue pretese, decretando la totale infondatezza delle domande e condannando Fabio al pagamento delle spese legali.
A quel punto, essendo Fabio un cliente SDL Centrostudi con Contratto GOLD, avrebbe avuto diritto al risarcimento di tutte le spese sostenute attraverso l’assicurazione colletiva inserita nel contratto stipulata con la compagnia ITAS Mutua. Purtroppo una serie di eventi – quasi una congiura – hanno complicato la situazione al punto che nessuno voleva assumersi la responsabilità di questa sconfitta, lasciando Fabio senza copertura assicurativa e quindi senza risarcimento.
La storia si aggroviglia ulteriormente con il fallimento di Roma Servizi (la ex SDL Centrostudi), soggetto originariamente coinvolto nella controversia.
Secondo la giurisprudenza consolidata (Cass., sez. VI, 1.03.2017, n. 5255), se un’azienda convenuta in giudizion entra nello stato fallimentare, tutte le domande rivolte contro di essa diventano improcedibili.
Tradotto: in questo giudizio, non c’era più modo di pretendere nulla da un soggetto fallito.
ITAS Mutua dove entra in tutto questo?
Il cuore della sentenza odierna è la polizza assicurativa che, in linea teorica, avrebbe dovuto coprire la soccombenza giudiziale (cioè la perdita della causa) e proteggere l’assicurato dalle spese di controparte.
Fabio aveva rivendicato da ITAS Mutua l’indennizzo dei costi legali, sostenendo che il contratto assicurativo includesse il rischio di dover pagare le spese in caso di sconfitta.
In risposta, ITAS Mutua aveva contestato la decorrenza dei termini per la denuncia del sinistro, suggerendo che Fabio fosse decaduto dal diritto all’indennizzo.
La compagnia si era basata su un’interpretazione “a proprio favore” della polizza, in cui la denuncia doveva avvenire entro 24 mesi dall’ insorgenza del sinistro, concetto collegato alla nomina del CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) che si era discostato dai parametri proposti dalla SDL Centrostudi.
In ogni caso attività di apertura snistro spettava all’avvocato convenzionato con SDL Centrostudi, essendo l’unico detentore di tutta la documentazione idonea per aprire il sinistro.
Fabio, non è l’unico a trovarsi in questa situazione.
Il Tribunale di Padova, tuttavia, ha fatto leva su un principio cardine del nostro ordinamento: l’art. 1370 del Codice Civile interpretatio contra stipulatorem, in base al quale ogni ambiguità va interpretata a sfavore di chi ha redatto la clausola stessa.
La chiave di volta: il momento in cui scatta la soccombenza
Nello specifico, il Giudice ha rilevato che l’art. 11 delle “Definizioni” inserito nelle condizioni della polizza ITAS Mutua indica come presupposto dell’indennizzo la sentenza che accerta la soccombenza della parte assicurata. Soltanto in quel momento, infatti, il debito per le spese legali diventa certo. Ne consegue che il limite dei 24 mesi non può partire dal momento in cui si discosta la CTU, ma dal momento in cui la sentenza di condanna diventa “effettiva” per Fabio.
Il risultato? La domanda di pagamento dell’indennizzo di 27.566,65 euro, avanzata da Fabio nei confronti di ITAS Mutua, è stata accolta.
Il Tribunale di Padova ha quindi condannato la compagnia assicurativa a corrispondere l’intera somma, oltre interessi, rivalutazione monetaria e spese di giudizio.
Uno sguardo “umano” al caso
Verrebbe da dire: “Pensavano di farla franca… e invece no”.
In questo caso specifico, il caos generato dalla SDL Centrostudi – generato appositamente per incrementare solo i propri guadagni con la vendita di prodotti e servizi “in serie” – si intreccia con le consuete manovre delle compagnie assicurative, che spesso si appellano a clausole interpretate in modo restrittivo per negare o ridurre i risarcimenti.
Qui però il Giudice Dott. Roberto Beghini del Tribunale di Padova ha ricordato a ITAS Mutua che la legge italiana non è un buffet da cui scegliere solo ciò che torna utile. L’interpretazione contro lo stipulante (cioè contro chi scrive il contratto) non è una bizzarria giurisprudenziale, ma un principio fondante del nostro diritto civile.
Dietro questa sentenza, quindi, non c’è soltanto un contenzioso tecnico-giuridico, bensì la storia di un cittadino a cui erano state promesse:
i) risarcimento sicuro dalla banca,
ii) onorari legali ribassati (col rischio di concorrenza sleale tra avvocati),
iii) copertura di tutela legale totale in caso di perdita,
iv) perizie “asseverate”
… insomma, un susseguirsi di frottole.
Nonostante tutto, Fabio ha ottenuto il rimborso di tutte le spese legali a cui era stato condannato, grazie a questa sentenza di condanna della compagnia ITAS Mutua.
Perché è importante parlarne (e perché continueremo a farlo)
Nel campo dei contenziosi bancari e assicurativi, casi come questo sono purtroppo piuttosto frequenti. Spesso le polizze – autentici “manuali” di clausole – vengono redatte in modo da creare confusione e sfavorire il consumatore. Il risultato? Un continuo proliferare di cause, sentenze e interpretazioni diverse, che rendono ancora più arduo difendersi per chi, magari in buona fede, ha cercato giustizia.
Noi continueremo a seguire e a segnalare queste vicende, convinti che solo un’informazione precisa, autorevole ma accessibile possa guidare i cittadini verso scelte migliori.
Come? Fornendo analisi puntuali delle sentenze, suggerendo massima attenzione prima di firmare contratti e mettendo in guardia dai possibili “tranelli” che spesso si nascondono tra le righe.
Possiamo chiederci se sia giusto che occorrano anni di processi e un mare di carte bollate per confermare il principio elementare secondo cui, di fronte ad ambiguità, il contratto va interpretato a favore del consumatore. Forse no. Eppure, accade fin troppo spesso.
La condanna di ITAS Mutua da parte del Tribunale di Padova – di cui abbiamo riepilogato i punti essenziali – pone in luce ancora una volta l’importanza di un approccio cauto e responsabile ai contratti assicurativi e bancari. È un caso che conferma quanto la giurisprudenza italiana sia fondamentale nel riequilibrare i rapporti e arginare letture pretestuose delle clausole contrattuali.
In attesa di ulteriori sviluppi, noi resteremo vigili. Nel frattempo, ricordate sempre di leggere con cura tutto ciò che firmate e, se sorgono dubbi, affidatevi a professionisti realmente competenti.
Alla prossima!
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