Pensavo di averle viste tutte, ma mi sbagliavo.

Ecco qui un’altra sentenza di soccombenza della SDL Centrostudi sul Tribunale di Monza del 26/01/2015

Solo in questi giorni ho potuto leggerla attentamente perché oramai il materiale che arriva attraverso i contatti di questo blog è così consistente e vario che necessiterebbe di una coraggiosa decisione da parte mia da farmi arrivare ad assumere una vera e propria Redazione, allora faremmo 10 post al giorno sicuramente.
Ahimè non ho le disponibilità economiche delle grosse SPA! Peccato perché ci sarebbe serio lavoro per varie persone sulla materia bancaria e su tutto quello che ci ruota intorno a 360°.

Detto ciò, torniamo alla sentenza sopra da classificare in una nuova categoria, creiamo la categoria “sentenze soccombenza gravate sulla stessa famiglia”. Si perché la sentenza di soccombenza sopra allegata ha la stessa attrice di un altro mio precedente post del 28/11/2015 intitolato “SDL Centrostudi perde anche al Tribunale di Monza”  nel quale vi ho parlato della Sentenza 912/2015 pubblicata il 26/03/2015 sempre sullo stesso Tribunale, ma i Giudici sono diversi.

Quindi abbiamo la stessa collocazione geografica, Monza; lo stesso avogado Serafino Di Loreto, (un refuso del Giudice, che non era indeciso sull’interpretazione tra l’“abogado” e l’“avocado” noto a noi tutti come frutto, originario del Messico del sud e del Centro America e dagli Aztechi considerato anche afrodisiaco) tutta la mia solidarietà al refuso, io stessa avrei serie difficoltà a capirne la differenza visti i risultati. A supporto, poi  ecco che abbiamo l’abogado Valerio  Ostuni e l’avv. Michele  Rondinelli e infine abbiamo la stessa attrice l’amica MGB, che come nell’altra sentenza si ritrova soccombente contro istituto di credito.

Diciamo pure che quì ci siamo un pò abituati a certi risultati.

Questa è la parte delle decisioni finali della Sentenza del Tribunale di Monza del 26/01/2015

“P.Q.M.

Il Giudice nella causa tra Mxxxx Gxxxxx Bxxxxxx e xxxxxxx xxxx spa, ogni contraria istanza eccezione e deduzione reietta, così decide:

  1. accerta e dichiara la nullità della clausola relativa alla “Commissione sul massimo scoperto”;
  2. condanna l’attrice a rimborsare a xxxxxxx xxxx spa le spese di lite che liquida in complessivi €2.500,00 oltre spese forfettarie (15%) ed oneri di legge

Così  deciso  in  data    26  gennaio  2015  dal  TRIBUNALE  ORDINARIO  di  Monza.
il  Giudice
Dott.  Giovanni  Battista  Nardecchia”

Se diamo un’occhiata superficiale non sembra andare così male, in fondo il Dott. Nardecchia accerta e dichiara la nullità della CSM ossia la Commissione di Scoperto Massimo, (per approfondire l’argomento potete scaricare questo allegato anno 2009, un pò tecnico ma leggibile, messo a disposizione dalla Rivista di Diritto Bancario) salvo poi guardare all’interno dei conti e fare una seria riflessioni con la matematica alla mano. I numeri che sono da sempre i nemici numero UNO della SDL Centrostudi e di parecchie altre società che operano nel business degli “illeciti bancari”.

L’obbiettivo infatti oggi è guardare all’interno del documento le cifre, per una volta non discutiamo sulla sentenza, sui morivi della decisone etc, riporto qui solo le cifre che hanno portato l’amica MGB in giudizio contro la banca; questi mi hanno colpito per poter fare poi una riflessione insieme a tutti voi; riporto qui il passaggio preso da questo documento:

“…per un importo complessivo di euro 6791,28 di cui euro 6352,50 per usura oggettiva, euro 438,78 per usura soggettiva ed euro 0,00 per anatocismo nei trimestri non affetti da usura ovvero per la somma di euro 6791,28 di cui euro 5134,46 per interessi debitori, euro 378,09 per commissioni massimo scoperto ed euro 1278,73 per spese, ovvero ancora per la diversa maggiore o minore somma che a qualsiasi titolo (interssi usurari e/o anatocistici, e/o debitori, commissioni e spese) emergerà dall’istruttoria e, conseguentemente, condannare xxxxxxxxx xxxx  Spa, in persona del legale rappresentante pro tempore, …”

Ecco qui, questa causa è stata promossa per recuperare dalla banca questi importi che vi ho messo in grassetto, € 6.791,28, scritto li nero su bianco.
Domanda lecita, ma quale “cavolo” di “professionista”, quale “avvocato che fa un lavoro etico” ti porta ad affrontare spese legali e di perizia econometrica per recuperare questa cifra?
Ma seriamente non c’era altro modo di accordarsi con la banca o questa è stata una conseguenza di un attrito nei rapporti tra banca e correntista dovuta anche alla presenza degli audaci professionisti che hanno bisogno di fare fatturato per migliorare le performance della propria azienda?

Un giorno un vero professionista che stimo e che ETICAMENTE svolge il suo lavoro tutti i sacrosanti giorni, davanti ad un caffè ha condiviso con me questo concetto molto importante, e che voglio condividere con voi:

“Vedi Deby, sarebbe importante che tutti sapessero e soprattutto che “entrasse nella testa delle persone”, capissero veramente, che le cause iscritte a ruolo a pacchi con materiale probatorio inutili, incompleto quindi fondate sul nulla, non fanno altro che ingolfare inutilmente gli uffici giudiziari italiani. Questi ultimi oberati di carta inutile e inattendibile non riescono a rispondere ai giudizi nei termini temporali richiesti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (3 anni per un giudizio di primo grado, 2 anni in appello e 1 in cassazione).
Tale lentezza dei tribunali, anche a causa di processi iniziati in questo modo, “far causa, tanto per fare una causa in più“, costa ogni anno allo Stato Italiano e quindi ai cittadini italiani centinaia di milioni di euro, centinaia di milioni di euro; tutti soldi che non possono quindi essere investiti anche nel far funzionare meglio la giustizia così da entrare in un vortice negativo che può solo portare a peggiorare col tempo.
Sarebbe bello che tutti la collettività si rendesse conto di questo prima di iniziare una causa in un tribunale. Fare causa tanto per fare una causa in più costa alla collettività tantissimo. Pro quota questo deve gravare anche su chi contribuisce a far collassare il sistema.”

Condivido pienamente il pensiero di questo stimato professionista, non solo perchè conosco la persona e conosco il suo lavoro, ne vedo i risultati ma soprattutto perchè questo post è l’esatta conferma di questo pensiero. Se leggete questo articolo, approfondite cliccando sui link che vi ho messo a disposizione e o nei documenti allegati anche voi non potrete fare a meno di condividere e di cercare di fare il meglio possibile al fine di migliorare la vita sociale della collettività e perchè no, anche il miglior impiego delle risorse economiche da destinarsi quindi a qualcosa di utile.

Concludo ora dicendo che “paziento” sull’inesperienza degli “avogadi” metà frutta e metà “avvocati”, (perdonate è solo una battuta!), ma mi chiedo:

l’Avv Michele Rondinelli, tra gli avvocati che hanno curato questo giudizio; iscritto all’ordine degli avvocati di Livorno dal 19/12/2012 e al quale, AAMPS (Azienda Ambientale di Pubblico Servizio Spa) della città di Livorno conferisce un prestigioso incarico in qualità di tecnico-legale proprio in data 04/11/2013 con un bel compenso di €70.000,00 circa per il recupero delle somme indebitamente versate agli istituti di credito Monte dei Paschi di Siena, CREDEM, CR Lucca Pisa e Livorno, può dar conto ai cittadini del suo operato? Giusto per capire che gli esiti possono essere diversi da questa pratica dove c’è anche il suo nome?

Livorno lo chiede! Amministrazione trasparente!