Tribunale di Milano: avvocato sanzionato per negligenza

da | Dic 7, 2024 | Avvocati Responsabilità Professionale, IN EVIDENZA | 0 commenti

In questo articolo esploreremo nuovamente la responsabilità professionale degli avvocati, focalizzandoci sulle dinamiche professionali instauratesi tra la società SDL Centrostudi, i legali ad essa affiliati e i clienti convinti di essere seguiti da esperti “ad acta” in Diritto Bancario.

La recente Sentenza n. 4640/2023 del 31 maggio 2023, emessa dal Tribunale di Milano sotto la guida esperta del Giudice Dott.ssa Valentina Boroni, si inserisce nell’ambito di una serie di pronunce precedenti che hanno toccato la relazione tra SDL Centrostudi e gli avvocati ad essa convenzionati, contribuendo a delineare chiaramente i confini della responsabilità professionale in capo al legale da quella della fornitura della consulenza di parte su una materia tecnica, nel nostro caso, la materia bancaria.

Questa decisione riveste un interesse significativo, poiché approfondisce aspetti fondamentali dell’esercizio dell’attività legale e del delicato rapporto fiduciario tra avvocato e cliente.
È quindi cruciale ottenere una consulenza legale adeguata per comprendere i propri diritti e le opzioni disponibili sulla problematica che affligge il cittadino.
Inoltre, va detto, il comportamento professionale dell’avvocato riveste un ruolo decisivo nell’esito della controversa; scegliere con cura il legale di riferimento è pertanto essenziale per essere rappresentati al meglio ed in modo autorevole avanti ai Magistrati.

Queste situazioni sono purtroppo più comunità di quanto si possa pensare.
Esploriamo insieme i dettagli …

Contesto del giudizio di merito sulla negligenza

Il caso in esame concerne una controversia tra Angela, cliente di SDL Centrostudi, e l’avvocato Pietro Canadelli, il legale designato dalla società per assisterla.

Il cuore della controversia ruota attorno alla negligenza dell’avvocato nel tutelare gli interessi della propria assistita, causando così danni economici e morali a Angela.
Ciò è emerso dopo che l’avvocato aveva avviato una consueta causa legale contro l’istituto di credito presso il quale Angela aveva stipulato un contratto di mutuo, per il quale i professionisti avevano riscontrato irregolarità nel rapporto finanziario, evidenziando uno squilibrio a sfavore della cliente.

Il procedimento giudiziario contro la banca è stato avviato dal professionista forense ben tre anni dopo il conferimento del mandato e si è concluso con una sentenza di rigetto, seguendo un esito simile a quello di centinaia di altri ex clienti di SDL a noi noti. Di conseguenza, Angela è stata condannata a pagare le spese processuali a favore della banca, subendo così non solo un danno, ma anche una beffa, poiché solo al termine del processo ha scoperto che:

  1. l’assicurazione prevista nel contratto sottoscritto con SDL Centrostudi (nella fattispecie la “Roland” – Contratto SILVER) non fosse operativa proprio perché la causa era stata instaurata oltre i 12 mesi dalla sottoscrizione del contratto, inoltre il ricorso verso la banca era stato notificato dall’avvocato solo in data 17.08.17, periodo in cui la polizza assicurativa non era più in essere da oltre due anni;
  2. l’oggetto della domanda giudiziale promossa contro la banca divergeva da quanto le era stato in rappresentato in origine (contestazione di usura – al momento della firma del Contratto Silver), inoltre il Tribunale di Milano aveva rigettato la domanda per mancata allegazione probatoria, oltre che per mancata proposizione di domande risarcitorie relativamente all’asserita erronea indicazione degli indici ISC/TAEG nonché per l’erronea applicazione dei riferimenti normativi e giurisprudenziali.

La mancanza di tali argomentazioni, ritenute rilevanti in relazione al caso trattato, hanno portato il Magistrato all’esclusione della consulenza tecnica d’ufficio.

Argomentazioni delle parti in causa

Angela ha sostenuto che l’avvocato, nel corso della propria attività, non abbia adottato le necessarie cautele e non abbia opportunamente informato la propria assistita delle conseguenze delle azioni intraprese.
In particolare, è stata contestata all’avvocato una gestione superficiale e generica sin dalla fase precontenziosa, posto che una diversa strategia processuale o quantomeno una corretta informazione sui rischi di causa avrebbero potuto evitare un conflitto giudiziario prolungato e costoso.

Angela ha inoltre addebitato al proprio avvocato una condotta professionale non conforme agli standard di diligenza richiesti, sostenendo che proprio la negligenza del professionista aveva portato ad un esito sfavorevole della controversia promossa contro la banca.

Non solo, un’azione diligente dell’avvocato, con la verifica dell’esattezza della documentazione prodotta e della giurisprudenza sul tema, avrebbe consentito ad Angela di conseguire il risarcimento richiesto ma in ogni caso un’azione tempestiva e corretta le avrebbe permesso quantomeno di ottenere il rimborso assicurativo delle spese attraverso la polizza collettiva di Tutela Legale che era prevista nel “Contratto Silver” sottoscritto con la SDL Centrostudi.

Dal canto suo, l’avvocato convenuto ha controbattuto affermando che tutte le decisioni fossero state prese con il consenso informato della cliente e che la complessità del caso avesse richiesto un approccio che, pur non portando ai risultati sperati, fosse stato comunque ragionevole e fondato su basi giuridiche solide.

La decisione del Tribunale di Milano

Il Tribunale di Milano ha accolto le istanze dell’attrice, di Angela, individuando delle carenze nell’operato dell’avvocato.

In particolare, il Giudice ha evidenziato come l’avvocato non avesse rispettato pienamente il dovere di informazione e di diligenza verso la propria cliente, violando quindi i principi deontologici fondamentali.

Sul punto, Art. 27 – Doveri di informazione, Codice Deontologico Forense.

Nel contesto del rapporto tra l’avvocato Canadelli e la SDL Centrostudi, l’attrice ha presentato in giudizio una prova che dimostrava come la società avesse comunicato a lei stessa che la sua pratica legale era stata affidata all’avvocato designato dalla stessa società.
In mancanza di prove contrarie che fossero state presentate dal convenuto, il Giudice ha concluso che il professionista convenuto poteva essere considerato come “incaricato” direttamente dalla SDL, implicando che fosse a conoscenza dell’esistenza della Tutela Legale prevista nel “Contratto Silver” stipulato dall’attrice e delle disposizioni contenute nelle “Linee Guida per i professionisti”, con particolare riferimento alle attività di aggiornamento del gestionale necessarie per l’attivazione della garanzia di tutela legale.

Alla luce di ciò il Giudice in sentenza osserva: “…Deve quindi considerarsi accertato che per tutte le ragioni sopra esposte la mancata attivazione della garanzia “tutela legale” consegua ad una negligente attività del professionista che non ha né proceduto diligentemente all’aggiornamento del gestionale allo stesso richiesto dalle Linee guida, ha lasciato decorrere il termine per la segnalazione tempestiva alla compagnia assicuratrice, non ha comunicato alla sig.ra … quali condotte tenere in concreto al fine di denunciare il sinistro e la successiva perizia richiesta alla compagnia assicuratrice.
Inoltre, l’esame della sentenza resa nel processo introdotto dall’attrice con l’ausilio del convenuto nei confronti di …banca… dà conto del motivo del rigetto consistente senza dubbio alcuno nella infondatezza della azione.”

Il Tribunale di Milano ha quindi ritenuto accertata la responsabilità professionale dell’avvocato. nell’avere intrapreso, tardivamente rispetto alla garanzia assicurativa in caso di rigetto, una azione giudiziaria sfornita di qualsiasi possibilità di accoglimento, circostanza apprezzabile con la dovuta diligenza del professionista attraverso una oculata lettura della documentazione agli atti e della giurisprudenza, anche di merito, in materia.

Ulteriore profilo di negligenza dell’avvocato riscontrato dal Tribunale di Milano è stato quello dell’omessa attività informativa essendo preciso compito del professionista avvocato informare il cliente delle caratteristiche dell’azione che si vuole intraprendere, delle chance di accoglimento e dei rischi connessi.
Come osservato dal Giudice, se Angela fosse stata ben informata del grado di rischio della causa, non l’avrebbe introdotta, ne consegue che gli esborsi legati alla corresponsione del compenso al difensore, alle spese di mediazione ed alle spese di soccombenza, trattandosi di esborsi direttamente collegati alla introduzione della causa, costituiscono danno patrimoniale risarcibile sussistendo il nesso eziologico tra esborso e condotta negligente del difensore
Da qui la decisione finale:

P.Q.M.
Il Tribunale di Milano, ogni diversa istanza eccezione e difesa disattesa, definitivamente pronunciando così provvede:
1) in accoglimento delle domande attoree, accertata la responsabilità professionale dell’avvocato … nella esecuzione delle prestazioni in favore della attrice Angela …, lo condanna al pagamento, a titolo di risarcimento del danno patrimoniale, in favore dell’attrice della somma di euro 8.678,96;
2) condanna il convenuto alla rifusione in favore dell’attrice delle spese di lite … oltre rimborso forfettario, IVA e cpa. …

Implicazioni della Sentenza

Questa pronuncia rappresenta un importante monito per i professionisti legali, riaffermando l’importanza del rispetto delle regole deontologiche e dell’obbligo di diligenza verso i propri clienti.

La sentenza richiama l’attenzione sul fatto che un approccio professionale trasparente e ben documentato può proteggere gli avvocati da accuse di negligenza, evidenziando l’importanza di una comunicazione chiara e puntuale con i propri assistiti.

La decisione del Tribunale di Milano stabilisce un precedente significativo nel delineare i confini della responsabilità professionale dell’avvocato, in particolare in contesti di elevata complessità giuridica, mettendo in luce diverse questioni fondamentali per la pratica legale in Italia.
Da un lato, si ribadisce infatti la centralità del rapporto fiduciario tra avvocato e cliente, e dall’altro, si pone l’accento sull’importanza di un esercizio professionale che sia sempre improntato alla massima diligenza e trasparenza.
Si tratta indubbiamente di una pronuncia che fornisce spunti di riflessione per gli avvocati che devono sempre agire con la consapevolezza che ogni decisione presa in nome e per conto del cliente può avere ripercussioni significative.

In conclusione, il verdetto del Tribunale di Milano sottolinea ancora una volta come la professione forense non sia solo una questione di competenze tecniche, ma anche e soprattutto di etica e responsabilità.

È essenziale che ogni avvocato operi non solo nel rispetto delle norme giuridiche, ma anche con un profondo senso di responsabilità nei confronti dei propri assistiti, garantendo che ogni azione intrapresa sia sempre guidata dall’interesse del cliente e dalla tutela dei suoi diritti.

Tribunale di MILANO

Sentenza n. 4640/2023 del 31 maggio 2023

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